Collaborare, condividere, vivere le relazioni in un’ottica di scambio piuttosto che di sfruttamento, ha dunque dei reali benefici: distribuzione equa di risorse e lavoro, migliori risultati per uno sforzo minore, condiviso; risoluzione dei problemi più semplice e rapida perché frutto della messa in circolo di più idee, soluzioni, frutto di una co-costruzione.
Grazie alla collaborazione, in qualche modo, anche i fallimenti o le fatiche perdono peso: il gruppo, l’essere insieme, genera spazi di condivisione in cui poter condividere le frustrazioni e trovare, insieme, nuove soluzioni; fornisce un ascolto e un supporto emotivo e magari, perché no, anche pratico. Inoltre, eventuali fallimenti o il non raggiungimento di alcuni obiettivi, è ripartito tra tutti gli elementi di un sistema: il senso di fallimento individuale diminuisce, il senso di colpa e inadeguatezza sono minori.
Quando si collabora, il carico psicologico sui singoli si abbassa: ansia, demotivazione, preoccupazione, depressione, sono decisamente minori.
Aumenta il know how individuale grazie allo scambio di conoscenze, metodi diversi di lavoro, competenze e abilità.
E ancora riduzione dello stress, emozioni positive che aumentano la voglia di fare e dunque, se pensiamo all’ambito lavorativo, anche la produttività delle imprese e la soddisfazione.
L’essere parte di un sistema ed esperire rispetto a questo emozioni e sentimenti positivi aumenta i livelli di serotonina, endorfine, ormoni che mantengono quella sensazione di benessere; essere partecipi di un sistema e viverne attivamente e positivamente le relazioni, aumenta il senso di autostima e di autoefficacia del singolo perché contribuisce alla propria crescita individuale e ciascuno diventa fondamentale per lo sviluppo positivo dell’ecosistema di cui fa parte e a cui si sente connesso a livello relazionale/umano.