Accademia della Vigna è un progetto sperimentale che si propone di creare e testare un modello innovativo di alternanza tra formazione e inserimento lavorativo regolare di manodopera nel settore vitivinicolo, nei territori attorno alla città di Alba.
La necessità di proporre modelli innovativi nell’ambito della formazione e dell’inserimento della manodopera in un settore florido come quello del vino albese può sembrare curioso. Le terre del barolo e del barbaresco hanno bisogno di innovazione, sebbene abbiano conquistato tutti i mercati mondiali?
La realtà ci mostra in effetti un settore in grande crescita da molti anni, in particolare per quanto riguarda i vini ‘nobili’, ma altrettanto in trasformazione dal punto di vista della manodopera impiegata per la coltivazione e la raccolta dell’uva. Oggi, la gran parte delle aziende agricole che si occupano di vite nelle langhe piemontesi si avvalgono di Cooperative di lavoro esterne alle proprie aziende per compiere le operazioni necessarie alla crescita e maturazione delle uve. Si tratta di Cooperative di lavoratori, spesso di origine straniera, che vengono ingaggiate con la formula dell’appalto: l’azienda affida in toto la lavorazione delle proprie vigne, o per alcune lavorazioni specifiche, e queste ditte esterne si occupano di tutto. Creano le squadre di lavoratori, li trasportano sui terreni, svolgono le operazioni necessarie, sovrintendono alla sicurezza e rilasciano fattura all’imprenditore agricolo. “Senza i lavoratori dell’Est, non ci sarebbe alcun barolo” affermano senza esitazione i maggiori produttori. Tanto che, l’annata 2020 si ricorderà per il panico derivato dal blocco delle frontiere a Est e l’allarme lanciato dai produttori rispetto alla vendemmia a rischio.
E’ questo il sistema che negli ultimi anni si è affermato nei territori del basso Piemonte, maestri della produzione vitivinicola e patrimonio dell’Unesco: Langhe, Roero, Monferrato.
Un sistema che però inizia a mostrare le sue falle.
Secondo i sindacati e alcuni osservatori del mondo vitivinicolo, alcune cooperative fanno una corsa al ribasso sul prezzo finale da proporre alle aziende, e chi ne paga le conseguenze sono gli operai agricoli. Ultimo anello di una catena di intermediari, sono loro a prendere stipendi molto inferiori a quello che la contrattazione nazionale prevederebbe. Inoltre, sono loro a non avere diritto a un alloggio sicuro durante le stagioni di picco lavorativo in vigna, in particolare nel periodo della vendemmia. E così negli ultimi anni, da Canelli ad Alba, sono iniziati a sorgere i primi ripari degli stagionali in strada. E un fenomeno che sembrava relegato al mondo della frutta di Saluzzo, ha iniziato ad affacciarsi anche nelle capitali del vino nazionale.