Da sempre l’essere umano, da quando cammina su questa Terra, si sposta. Per trovare terre più fertili in cui stanziarsi, pascoli più ricchi per i propri animali o zone più sicure in cui creare villaggi e città. L’uomo emigra, si sposta per cercare luoghi in cui vivere meglio, per curiosità, per conoscere. Da sempre lo fa e continua a farlo tuttora: qualcuno per diletto, prendendo un aereo per conoscere paesaggi e culture esotiche, qualcun altro per necessità fuggendo da guerre o carestie o per migliorare le proprie condizioni di vita, raggiungere parenti emigrati precedentemente.
L’Italia è un paese di emigrazione e immigrazione: quello degli italiani è stato il più grande esodo della storia moderna. Tra il 1861 e il 1985 quasi 30 milioni di connazionali hanno lasciato il paese d’origine. Il primo periodo – definito Grande Emigrazione – iniziato con l’Unità d’Italia (1861) e terminato con l’ascesa del fascismo, ha interessato prevalentemente il Nord Italia e Veneto, Friuli Venezia Giulia e Piemonte hanno fornito, da sole, il 47% del totale di emigrati; il secondo periodo – la Migrazione Europea – è avvenuto tra la fine della Seconda Guerra Mondiale (1945) e gli anni Settanta del XX secolo e il primato migratorio è passato alle regioni meridionali. Una terza ondata migratoria ha nuovamente coinvolto l’Italia: la Nuova Emigrazione – la “fuga di cervelli” – cominciata all’inizio del XXI secolo, ha coinvolto prevalentemente i giovani, spesso con un livello di scolarizzazione alto rispetto agli emigrati delle due ondate precedenti. Si stima che gli italiani residenti all’estero, emigrati a seguito della crisi economica mondiale iniziata nel 2007, siano quasi 5 milioni (AIRE 2017) e vi sia stato un incremento pari al 60% in un decennio (2006 – 2017) 1.