Dall’altra parte del campo ci sono le aziende agricole. Alcune di queste ricorrono consapevolmente alla manodopera in maniera irregolare e molti imprenditori agricoli sfruttano le condizioni dei lavoratori a proprio vantaggio per un arricchimento iniquo.
Altre, come alcune aziende che Humus Job ha incontrato sulla sua strada in questi anni, da nord a sud del paese, si ritrovano nella zona grigia del lavoro non per malafede bensì a causa di una reale insostenibilità economica dell’azienda stessa che porta a tagliare sui costi della manodopera. Costi giusti e rispettosi della dignità del lavoratore ma che, in alcuni casi, sono poco sostenibili per l’azienda.
I prezzi imposti dal mercato e pratiche sleali, come le aste elettroniche inverse (o al doppio ribasso) o quelle del sottocosto sui prodotti alimentari freschi e deperibili, sono meccanismi che strozzano tutta la filiera, a partire dai produttori, soprattutto medio-piccoli. Questo meccanismo perverso porta a tagli sui costi di manodopera, ritenuti paradossalmente quelli più facilmente sacrificabili, e crea così le precondizioni perché si verifichino fenomeni di sfruttamento e caporalato.
Grazie al lavoro sui territori e al costante dialogo con le aziende agricole, Humus Job ha rilevato in questi due anni di lavoro, alcune criticità, alcune contraddizioni interne al sistema produttivo: per molte aziende risulta difficile reperire manodopera formata e affidabile perché mancano garanzie sui lavoratori e canali formalizzati e quelli esistenti sono spesso ai limiti della legalità; le differenze linguistiche e culturali vengono esperite dall’azienda come ostacolo, come difficoltà, come problema; la burocrazia per l’attivazione e la gestione dei contratti è dispersiva e richiede un investimento ingente di tempo da parte delle aziende, in periodi spesso molto frenetici per loro, come quelli della raccolta.
Per alcuni imprenditori agricoli, le conseguenze di queste prassi sono chiare e consapevolmente si voltano dall’altra parte: ciò che succede al lavoratore non interessa all’imprenditore perché il business è business e il mercato ha la priorità, costi quel che costi. Per altri, invece, manca la conoscenza ed è dunque importante informare sulle conseguenze che possono ricadere sui lavoratori e su quelle a cui va incontro l’imprenditore agricolo stesso.