Riceviamo dall’Associazione MiCò di Cuneo e pubblichiamo.
Riceviamo dall’Associazione MiCò di Cuneo e pubblichiamo.
< Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro ed in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé ed alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa >
E’ bene sempre riferirsi alla nostra carta costituzionale ed è importante notare che non parla di lavoratrici e lavoratori bianchǝ ma di tuttǝ coloro che lavorano.
Anche in riferimento alla nostra Costituzione il processo che si sta svolgendo in questi giorni presso il tribunale di Cuneo e che riguarda presunti episodi di sfruttamento e di caporalato avvenuti nel saluzzese è estremamente importante.
Qualunque sia il verdetto che verrà emesso, questo processo apre uno squarcio su di una realtà inquietante che riguarda tutto il nostro paese e anche la provincia di Cuneo.
Una realtà cruda ma che si cerca di tenere sottotraccia perché troppi sono gli interessi che vi sono legati. E che questo non sia un caso isolato lo dimostrano gli arresti per sfruttamento e maltrattamenti operati dalle forze dell’ordine pochi giorni fa.
Nel procedimento in corso al tribunale di Cuneo si parla del ruolo degli imprenditori e delle imprenditrici agricolǝ ed anche di caporalato.
Da troppo tempo una narrazione interessata aveva collegato questo termine all’estremo sud dell’Italia, non senza una precisa connotazione razzista.
La cronaca ed anche la storia passata del nostro paese ci dicono che lo sfruttamento in agricoltura è un fenomeno antico, che nel nostro paese ha visto lotte importanti: basti per tutti il ricordo delle lotte bracciantili dei fasci siciliani nel 1894, stroncate nel sangue dai regi carabinieri e dall’esercito che fecero più di 50 vittime, e poi la feroce repressione fascista finanziata dagli agrari.
Dall’altro lato la figura di Giuseppe Di Vittorio testimonia la consapevolezza e la determinazione dei lavoratori e delle lavoratrici ed il percorso che si è fatto da allora.
Oggi la società è profondamente mutata ma lo sfruttamento dei lavoratorǝ agricolǝ conserva tutta la sua carica di violenza e riguarda tutta l’Italia.
Migliaia di lavoratori e lavoratrici, non solo immigratǝ, si spostano nel nostro paese per le varie campagne di raccolta ma ogni anno vengono negati loro condizioni di vita dignitose e diritti.
Parlando di questi fenomeni occorre evitare di fare condanne generiche; non tutti gli imprenditori e le imprenditrici sono coinvoltǝ ma certo lo sfruttamento non può essere sottovalutato o “normalizzato” con la frusta teoria delle poche mele marce.
Occorre un lavoro di contrasto serio da parte delle autorità rafforzando i controlli, occorre un lavoro culturale rivolto anche ai consumatorǝ. Conoscere il fenomeno e premiare le aziende oneste può diventare una leva importante per scardinare il meccanismo dello sfruttamento ristabilendo condizioni di parità fra operatorǝ e la legalità.
Questi problemi ci interpellano come cittadinǝ perché il lavoro di queste persone è quello che porta ogni giorno il cibo sulle nostre tavole e tuttǝ abbiamo il diritto di conoscere l’origine dello stesso e di pretendere che sia “cibo buono” anche dal punto di vista etico.
Proprio come cittadinǝ e consumatorǝ chiediamo un impegno degli enti locali e degli organi dello stato per garantire alle lavoratrici e ai lavoratori del comparto agricolo condizioni di vita dignitose ed il rispetto della legalità.
Vanno messi in atto meccanismi efficaci di controllo per punire le persone disoneste e far emergere il lavoro pulito, quello che rispetta i diritti di tutte e tutti e può rilanciare la centralità di un’agricoltura pulita da tutti i punti di vista.
Associazione di Promozione Sociale MiCò APS
Cuneo
info.aps.mico@gmail.com
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